Per ristoranti, cantine, salumifici, enti e molti altri operatori, il turismo enogastronomico – anche chiamato “food tourism” – è ormai uno dei capisaldi dell’offerta non solo verso i turisti, ma anche verso i clienti local. Per creare però un prodotto di reale valore, la mera degustazione o assaggio non è sufficiente. Occorre infatti inserire l’esperienza enogastronomica nel contesto territoriale e associarla a una o più attività per rendere davvero unico e irripetibile il momento che la persona vive presso la struttura e, di riflesso, nel territorio di appartenenza. In caso contrario, il rischio di creare prodotti standard facilmente replicabili in qualsiasi parte del mondo è molto alto.
Senza dubbio non tutti i territori, italiani o internazionali, hanno una vocazione enogastronomica, ma quando questa tradizione è particolarmente forte e radicata, ecco che può diventare un volano per lo sviluppo turistico di quella zona.
Se prima il cibo era visto come una mera “tappa obbligatoria di sostentamento” durante il viaggio, negli ultimi 15 anni le abitudini dei viaggiatori sono cambiate. Nel 2016 il primo studio internazionale sul turismo enogastronomico condotto da World Food Travel Association indicava come il 93% dei turisti aveva partecipato ad almeno 1 esperienza enogastronomica negli ultimi viaggi. E l’Italia non è da meno, come dimostrano i dati del Rapporto sul Turismo Enogastronomico Italiano diretto da Roberta Garibaldi. Prima del 2020 l’85% dei turisti aveva partecipato a cinque o più esperienze gastronomiche. La pandemia non solo non ha fermato questa ascesa ma anzi l’ha rafforzata, unitamente alla riscoperta di luoghi lontani dal turismo di massa.
Se prima solo una piccola nicchia di turisti cercava le esperienze gastronomiche, spesso definite “gourmet”, oggi la nuova generazione di viaggiatori considera essenziale questa tappa per conoscere a fondo la destinazione che sta visitando.
Gastronomia, vino, birra, bevande tipiche diventano quindi fondamentali per conoscere il territorio insieme al paesaggio, alla cultura, all’arte. L’enogastronomia si inserisce giocoforza nel campo della tradizione, soprattutto in Italia. I territori, soprattutto quelli lontano dalle rotte turistiche più gettonate, custodiscono tradizioni enogastronomiche che affondano le radici nella storia del luogo e si legano spesso ad episodi storici. Ecco perché è essenziale che enti e strutture creino legami tra l’enogastronomia e il territorio.
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Perché proprio quel tipo di focaccia viene prodotto il quel determinato luogo? Individuare storia e radici di una prelibatezza gastronomica è essenziale per legarlo indissolubilmente al territorio. La narrazione deve quindi permeare l’intera esperienza per trasmettere attraverso tutti sensi il vero valore del territorio
Una mera degustazione di prodotti tipici, se non rafforzata da elementi unici e distintivi della destinazione, rischia di diventare un’esperienza replicabile in ogni luogo che abbia qualche prodotto tipico da offrire. Ecco invece tre consigli per lavorare al meglio con il turismo enogastronomico.
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Sono Greta e mi occupo di Strategie di Comunicazione e Web Marketing per aziende, negozi, attività, enti, associazioni e liberi professionisti.